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Da tre anni l’Ucraina vive un pendolarismo forzato: quasi 5 milioni di persone si spostano all’interno del Paese per sfuggire ai bombardamenti, salvo poi tentare di rientrare a casa quando la linea del fronte arretra. A questi si sommano 6,36 milioni di rifugiati registrati in Europa — dei quali 4,3 milioni sotto protezione temporanea nell’UE — che gravano su sistemi di accoglienza ormai saturi in Polonia e Germania.
Secondo la IOM, il 37 % degli sfollati dichiara di aver cambiato provincia più di una volta nell’ultimo anno; molti oscillano fra le regioni occidentali, ritenute più sicure, e le province d’origine per controllare le abitazioni o lavorare. L’instabilità logistica rende indispensabili mezzi di soccorso mobili capaci di raggiungere comunità che cambiano volto da un mese all’altro.
Il piano umanitario ONU per il 2025 chiede 2,6 miliardi di dollari, ma a oggi copre solo il 20 % delle necessità: i tagli USA hanno fatto crollare i fondi dell’83 % rispetto al 2024. Di conseguenza l’obiettivo di persone assistite è sceso da 6 a 4,8 milioni, lasciando fuori milioni di sfollati in aree di difficile accesso
Mentre le reti di protezione sociale si sfilacciano, cresce la richiesta di trasferimenti sanitari da frontiera a frontiera e verso gli hub ospedalieri più capaci.
Attraverso il programma Emergency Transport, Pobic recupera ambulanze dismesse in Italia, le ricondiziona e le invia cariche di forniture mediche.
Caso emblematico — Nemirov, 2023
Quando un frammento di missile ha distrutto l’unico mezzo di soccorso della cittadina, Pobic ha consegnato una nuova ambulanza, guidata fino al Donbass dal presidente di Pobic‑Ucraina, Mikola Segeda. Insieme al veicolo hanno viaggiato kit di medicazione, antibiotici, coperte e abiti caldi assemblati dai volontari in Lombardia.
Ogni convoglio di Pobic parte con:
Farmaci a uso chirurgico e d’urgenza (analgesici, antibiotici, soluzione fisiologica).
Kit di primo soccorso per evacuazioni rapide di civili feriti.
Coperte termiche e abbigliamento invernale destinati a chi abita in rifugi improvvisati o seminterrati senza riscaldamento.
Vestiti, cibo a lunga conservazione e giochi per i più piccoli.
Ampliare la flotta: l’obiettivo minimo è donare altre tre ambulanze alle municipalità di Kharkiv, Zaporizhzhia e Mykolaïv, dove i mezzi vengono colpiti più spesso.
Formare personale locale: moduli di 48 ore su triage ed emergenza a bordo per infermieri ucraini.
Sostegno a distanza: continuare il programma avviato nel 2010 all’orfanotrofio di Nemirov, garantendo forniture mensili di vestiti e giochi educativi.
Risponde al pendolarismo: un mezzo attrezzato può seguire gli sfollati nei loro movimenti, offrendo cure dove gli ospedali non sono più raggiungibili.
Colma i buchi di bilancio: mentre i fondi ONU si riducono, un’ambulanza completa di forniture vale in media 85 000 €, coprendo un gap che le agenzie internazionali non riescono più a finanziare.
Solleva i paesi d’accoglienza: ridurre i traumi non curati alla frontiera significa meno ospedalizzazioni costose a Berlino o Varsavia.
La nostra forza è far viaggiare la speranza su quattro ruote. Dona un "pezzettino" di ambulanza: insieme possiamo mettere in strada il prossimo mezzo prima dell’inverno 2025.
Sul sito Pobic è attiva una campagna dedicata; bastano 25 € per assicurare un kit di medicazione a bordo, 100 € per rifornire l’ossigeno. Ogni contributo accorcia la distanza fra chi scappa e un soccorso tempestivo.
DONA ORA
Enrico si occupa di digital marketing da più di dieci anni, ma soprattutto crede nel potere delle storie vere. Collabora con Pobic per raccontare esperienze che meritano di essere ricordate, unendo profondità umana, consapevolezza sociale e un linguaggio vicino alle persone.
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