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19 Ott

Una nuova speranza per Pearl: il viaggio di una bambina ugandese grazie al progetto Open Heart Pobic​

Una nuova speranza per Pearl: il viaggio di una bambina ugandese grazie al progetto Open Heart Pobic​ Il progetto Open Heart Pobic continua a dare voce e futuro ai bambini con cardiopatie gravi nei contesti più vulnerabili del mondo. Questa è la storia di Nyamata Shamairah Pearl, una bambina ugandese di poco più di due anni, la cui vita è stata profondamente segnata – e salvata – da un intervento chirurgico reso possibile dalla solidarietà internazionale. Dalla campagna ugandese all’Italia: l’inizio del percorso Pearl è nata il 23 maggio 2023 nel distretto di Kabarole, in Uganda occidentale. I suoi genitori, Davis e Neelam, vivono in un villaggio rurale nel distretto di Bunyangabu, dove il padre si occupa di agricoltura e piccolo commercio, mentre la madre segue Pearl a tempo pieno. I primi mesi di vita della bambina sembravano nella norma. Ma già intorno agli otto mesi, i genitori iniziarono a notare segnali preoccupanti: affanno dopo il gioco, battito irregolare, episodi di debolezza. Nonostante i primi consulti rassicuranti presso i centri locali, fu solo all’inizio del 2025 che Pearl venne indirizzata all’Uganda Heart Institute, dove un’ecocardiografia portò alla diagnosi definitiva: Tricuspid Atresia di tipo 2C, una rara e complessa cardiopatia congenita che non poteva essere trattata in loco. L’intervento di Pobic In un contesto simile, il progetto Open Heart Pobic è riuscito a intervenire tempestivamente. Grazie alla segnalazione proveniente dalla rete locale e alla raccomandazione del Ministero della Salute ugandese, la bambina è stata presa in carico da Pobic per l’organizzazione del trasferimento in Italia, presso l’Ospedale Pediatrico Gaslini di Genova. In collaborazione con l’associazione Flying Angels e con il supporto di partner locali e istituzionali, è stato predisposto l’intero percorso di cura: dal visto medico ai voli, dall’accoglienza alla presa in carico ospedaliera. L’operazione e i momenti critici Il primo intervento chirurgico su Pearl è stato effettuato il 3 settembre 2025. Il post-operatorio è stato complesso: la bambina ha vissuto momenti critici in terapia intensiva, incluso un arresto cardiaco e una nuova fase di rianimazione.Le équipe mediche del Gaslini hanno gestito la situazione con massima attenzione, comunicando costantemente con lo staff di Pobic. Tra TAC, esami specialistici e procedure invasive come il cateterismo, il decorso è stato seguito con estrema cura. La madre di Pearl, Neelam, è rimasta al suo fianco per tutta la durata del ricovero, ricevendo supporto logistico e psicologico grazie alla rete attivata da Pobic sul territorio. I primi segnali di ripresa Dopo settimane intense, a metà ottobre è arrivata la notizia più attesa: Pearl è stata estubata e ha iniziato a rispondere positivamente alle terapie. Le immagini e i video condivisi dallo staff medico mostrano una bambina provata ma vigile, e finalmente di nuovo in grado di stringere la mano alla sua mamma. Il personale sanitario ha confermato che il quadro clinico, pur restando delicato, è in miglioramento. Anche i biglietti per il rientro della famiglia sono stati modificati per adattarsi alle nuove tempistiche post-operatorie. Un esempio concreto di cooperazione internazionale La storia di Pearl racconta molto più di un singolo caso medico. È l’esempio di come una rete di solidarietà internazionale possa funzionare: dall’intercettazione precoce del bisogno, alla mobilitazione di risorse mediche, logistiche e istituzionali, fino al supporto umano e concreto alle famiglie coinvolte. Grazie al progetto Open Heart Pobic, oggi Pearl ha una nuova possibilità di vivere. La sua storia è anche un invito a continuare a sostenere questo impegno, affinché sempre più bambini possano ricevere la cura che meritano, indipendentemente dal luogo in cui nascono. Come contribuire: il progetto Open Heart Pobic è sostenuto esclusivamente da donazioni, enti partner e iniziative di raccolta fondi. È attualmente in fase di attivazione anche un percorso di adozione a distanza per Pearl, attraverso cui sarà possibile accompagnarla nel percorso di recupero e follow-up cardiologico nei mesi a venire. GRAZIE AL TUO SOSTEGNO SALVIAMO LA VITA A DECINE DI BAMBINI OGNI ANNO. AIUTACI A FARE SEMPRE DI PIÚ. Paesi 0 Bambini operati 0 Bambini visitati 0 +

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19 Ott

In missione ad Accra: verso un protocollo di ricerca sulla malattia reumatica in Ghana​

In missione ad Accra: verso un protocollo di ricerca sulla malattia reumatica in Ghana Dal 14 al 18 settembre 2025, la direttrice alle operazioni dell’Associazione Pobic, Ada Caraffini, ha preso parte a una missione in Ghana, insieme al cardiologo Davide Morolla. Obiettivo della trasferta: avviare i lavori per l’elaborazione di un protocollo di ricerca sulla prevalenza della malattia reumatica cardiaca nei bambini, con un focus specifico sulla fascia d’età tra i 3 e i 15 anni, la più colpita da questa patologia. Durante la missione, Pobic ha lavorato in collaborazione con il Cardiothoracic Teaching Hospital di Accra, uno dei principali centri di riferimento del Paese, insieme alla cardiologa pediatrica Prof. Nana-Akyaa Tao e al Dr. Innocenti Adzamil, professionisti impegnati da anni nella diagnosi e nella cura delle malattie cardiovascolari pediatriche. La malattia reumatica cardiaca: una patologia prevenibile ma ancora diffusa La malattia reumatica cardiaca è una condizione cronica che si sviluppa a seguito di una febbre reumatica acuta, innescata generalmente da un’infezione da streptococco beta-emolitico di gruppo A (come faringiti o tonsilliti non trattate). Se non curata tempestivamente, l’infiammazione può causare danni permanenti alle valvole cardiache, portando a complicanze gravi come insufficienza cardiaca, aritmie e rischio di morte precoce.   Questa patologia colpisce soprattutto i bambini e gli adolescenti nei contesti dove l’accesso a cure mediche tempestive è limitato. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 39 milioni di persone nel mondo convivono con danni cardiaci di origine reumatica, con un carico maggiore concentrato nei Paesi a basso e medio reddito. Perché proprio in Ghana? Il Ghana è tra i Paesi africani dove la malattia reumatica continua ad avere un impatto significativo sulla salute pediatrica.Numerosi studi locali confermano un’alta incidenza tra i bambini in età scolare, aggravata da fattori come: limitato accesso ai servizi sanitari primari, scarsa disponibilità di terapie antibiotiche tempestive, condizioni socioeconomiche e ambientali che favoriscono la diffusione di infezioni respiratorie non trattate. In questo contesto, la definizione di un protocollo di ricerca mirato rappresenta un primo passo fondamentale per raccogliere dati affidabili, comprendere la reale portata del fenomeno e progettare, in futuro, interventi sanitari basati sull’evidenza. Un passo alla volta L’elaborazione di un protocollo condiviso con i partner clinici e istituzionali ghanesi permetterà a Pobic di: rafforzare la cooperazione con il sistema sanitario locale, contribuire alla conoscenza epidemiologica di una patologia troppo spesso trascurata, porre le basi per possibili sviluppi futuri, in linea con la missione internazionale dell’associazione. Come sottolineato dalla stessa Ada Caraffini nel suo report di missione, si tratta di un primo passo, importante, ma da percorrere con attenzione, ascolto e collaborazione.Pobic continuerà a documentare le fasi di avanzamento di questo progetto, condividendo aggiornamenti e riflessioni con la propria comunità e i partner.   Segui i nostri canali social per non perdere i prossimi aggiornamenti dal Ghana e dalle nostre altre missioni nel mondo. GRAZIE AL TUO SOSTEGNO SALVIAMO LA VITA A DECINE DI BAMBINI OGNI ANNO. AIUTACI A FARE SEMPRE DI PIÚ. Paesi 0 Bambini operati 0 Bambini visitati 0 +

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14 Lug

Pobic alla Conferenza “Ukraine Recovery” di Roma: rinnovato impegno per la ricostruzione dell’Ucraina

Pobic alla Conferenza “Ukraine Recovery” di Roma: rinnovato impegno per la ricostruzione dell’Ucraina Il 10 e 11 luglio 2025 si è svolta a Roma la quarta edizione della Ukraine Recovery Conference (URC2025), un evento internazionale promosso dai governi di Italia e Ucraina per rafforzare la cooperazione globale nella ricostruzione dell’Ucraina, colpita da oltre tre anni di guerra. Ospitata presso il Roma Convention Center “La Nuvola”, la conferenza ha visto la partecipazione di oltre 100 delegazioni governative, 40 organizzazioni internazionali e migliaia di rappresentanti del mondo economico e sociale. Obiettivo centrale: trasformare le dichiarazioni di sostegno in azioni concrete, con un’attenzione particolare alla resilienza umana, economica e istituzionale del Paese. Il programma dell’URC2025 si è sviluppato attorno a quattro pilastri strategici:   Il programma dell’URC2025 si è sviluppato attorno a quattro pilastri strategici: Business: rilancio dell’economia attraverso investimenti privati e sostegno alle imprese locali. Capitale umano: sostegno ai bisogni sociali, alla salute mentale, al reinserimento dei rifugiati e alla protezione dei minori. Governo locale e territori: rafforzamento della capacità amministrativa e autonomia delle autorità locali. Percorso europeo: accelerazione del processo di integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea. Durante l’evento, sono stati annunciati impegni finanziari rilevanti. L’Unione Europea ha presentato un pacchetto di supporto del valore di 2,3 miliardi di euro, con l’obiettivo di mobilitare fino a 10 miliardi tramite garanzie, sovvenzioni e nuovi strumenti finanziari. Tra le novità, anche un fondo di investimento europeo destinato al rilancio industriale e alla transizione verde dell’Ucraina. Diplomazia, sicurezza e partecipazione globale All’apertura dei lavori hanno partecipato numerosi leader internazionali, tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, e altri esponenti di rilievo politico da Regno Unito, Germania, Stati Uniti e Francia. Tra i temi discussi, anche la creazione di una forza multinazionale per la stabilizzazione del Paese una volta raggiunto un cessate il fuoco, con il coinvolgimento di una trentina di Paesi. Il ruolo di Pobic: solidarietà concreta e duratura Anche Pobic ha preso parte alla conferenza, rappresentata dal presidente avv. Paolo Novellini, dal vicepresidente Festus Adedayo e dalla direttrice operativa Ada Caraffini. L’ONG è da oltre vent’anni attiva in Ucraina, con progetti umanitari che spaziano dal sostegno sanitario all’assistenza a famiglie vulnerabili, minori e comunità rurali colpite dalla guerra.   La partecipazione di Pobic alla URC2025 rafforza il suo impegno per il popolo ucraino. L’organizzazione continuerà a operare in collaborazione con enti locali e internazionali per offrire supporto tangibile nella ricostruzione del tessuto sociale e civile. Il lavoro sul campo si allineerà agli obiettivi della conferenza, valorizzando approcci inclusivi, sostenibili e orientati ai diritti umani. Pobic: Dove c’è più bisogno   Oggi più che mai, la ricostruzione dell’Ucraina non può essere solo un tema geopolitico: è una responsabilità collettiva, un atto di solidarietà verso milioni di persone che aspirano a un futuro dignitoso. Pobic sarà presente, con competenza e umanità, a ogni passo di questo percorso. GRAZIE AL TUO SOSTEGNO SALVIAMO LA VITA A DECINE DI BAMBINI OGNI ANNO. AIUTACI A FARE SEMPRE DI PIÚ. Paesi 0 Bambini operati 0 Bambini visitati 0 +

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9 Lug

Pobic e National Cardiothoracic Centre di Accra uniti contro la RHD in Ghana

Pobic e National Cardiothoracic Centre di Accra uniti contro la RHD in Ghana Pobic ONG e il National Cardiothoracic Centre di Accra (Ghana) hanno firmato il 30 giugno scorso un accordo triennale di collaborazione internazionale con l’obiettivo di combattere la Rheumatic Heart Disease (RHD) nei bambini ghanesi. Con oltre 40 milioni di casi stimati nel mondo e 300.000 morti ogni anno – soprattutto in Paesi a basso e medio reddito – la RHD è una patologia prevenibile ma spesso trascurata. Il nuovo partenariato mette insieme l’esperienza di Pobic nell’accesso e nella gestione di fondi europei e italiani, e la competenza clinica del Centre di Accra, per creare un modello replicabile di prevenzione, diagnostica e cura. Cosa prevede l’intesa Mappatura epidemiologica: avvio di uno studio per valutare la reale diffusione della RHD nelle aree più vulnerabili del Ghana. Sensibilizzazione capillare: distribuzione di materiali educativi a scuole, famiglie e comunità per riconoscere precocemente i sintomi da streptococco, fattore scatenante della malattia. Potenziare la diagnostica: fornire tamponi faringei e altri strumenti di screening ai centri sanitari locali, insieme alla formazione di operatori e tecnici. Rafforzare la cura: supporto all’implementazione di protocolli di trattamento e di un programma di profilassi antibiotica per bloccare l’evoluzione della malattia. Governance condivisa: costituzione di una task force e di un Comitato di Gestione congiunto per coordinare operazioni, raccolta fondi e rendicontazione trasparente. Crediamo che solo lavorando fianco a fianco con le comunità e i professionisti locali potremo estirpare una malattia che, fino a ieri, sembrava un destino inevitabile per troppi bambini,” Avv. Paolo Novellini Presidente di POBIC ONG Perché è importante Intervento precoceIdentificare e trattare tempestivamente le infezioni streptococciche riduce drasticamente il rischio di danni alle valvole cardiache, evitando disabilità di lungo periodo. Formazione e capacità localiCreare competenze sul territorio significa lasciare un “know-how” sostenibile anche dopo la scadenza dell’accordo. Accesso a nuove risorseCon Pobic come partner lead applicant, il progetto potrà attingere a finanziamenti pubblici e privati europei e italiani, ampliando la capacità operativa in Ghana. Questo accordo ribadisce l’impegno di Pobic nel promuovere salute e dignità nei contesti più bisognosi, grazie alla sinergia con istituzioni locali e alla condivisione di best practice internazionali. GRAZIE AL TUO SOSTEGNO SALVIAMO LA VITA A DECINE DI BAMBINI OGNI ANNO. AIUTACI A FARE SEMPRE DI PIÚ. Paesi 0 Bambini operati 0 Bambini visitati 0 +

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3 Lug

Emergency Transport: Ucraina: escalation silenziosa, emergenza evidente.

Emergency Transport: perché oggi più che mai serve supportare l’Emergency Transport di Pobic In Ucraina si continua a morire, anche se i telegiornali non lo raccontano più. Negli ultimi giorni, l’Ucraina è stata colpita dalla più massiccia ondata di attacchi russi dall’inizio del conflitto: tra il 29 giugno e il 3 luglio, centinaia di droni e missili hanno colpito infrastrutture civili, ospedali, centri abitati e luoghi di soccorso. A Odesa, Kryvyi Rih, Poltava e nella regione di Kherson i raid hanno causato vittime tra i civili, inclusi bambini. A Kiev e Lviv si registrano blackout, vittime e un sistema sanitario sotto pressione. Tutto questo accade nel silenzio dell’estate europea. E mentre cala il clamore mediatico, cresce la necessità concreta di un aiuto stabile, strutturato, continuo. Una guerra che cambia volto, ma resta crudele. L’intensificarsi dei bombardamenti e l’intenzione dell’Ucraina di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa — per poter riutilizzare mine antiuomo — segnalano una spirale che si inasprisce: sul piano militare, etico, umanitario. Migliaia di civili rischiano di rimanere intrappolati nei territori sotto assedio. Le vie di evacuazione si restringono. E le ambulanze diventano spesso bersagli, non strumenti di salvezza. L’Emergency Transport di Pobic: una risposta concreta, silenziosa, ma vitale. Dal 2014, Pobic è presente in Ucraina con interventi umanitari che hanno coperto tutte le fasi del conflitto, dall’invasione della Crimea fino all’emergenza odierna. Lo abbiamo fatto con costanza, senza mai spegnere i motori della solidarietà. Tra i progetti più urgenti e indispensabili oggi c’è l’Emergency Transport: Una rete di trasporto sanitario d’emergenza per bambini, feriti, malati cronici e persone vulnerabili. Coordinata da volontari locali e internazionali, operativa in aree ad alto rischio. Essenziale per garantire evacuazioni rapide, trasporti verso ospedali ancora funzionanti e consegne mirate di medicinali. In un contesto in cui le ambulanze vengono colpite deliberatamente e i bombardamenti si moltiplicano, garantire veicoli attrezzati, carburante, personale e manutenzione è diventato un atto di resistenza umana. Cosa puoi fare oggi stesso? Oggi, più che in passato, l’inasprimento del conflitto richiede risposte immediate. Pobic c’è. Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto per: Finanziare nuove unità mobili di soccorso. Garantire turni di guida e trasporto su rotte sempre più pericolose. Rafforzare la rete logistica e sanitaria di emergenza. EMERGENCY TRANSPORT La nostra forza è far viaggiare la speranza su quattro ruote. Dona un “pezzettino” di ambulanza: insieme possiamo mettere in strada il prossimo mezzo prima dell’inverno 2025. Sul sito Pobic è attiva una campagna dedicata; bastano 25 € per assicurare un kit di medicazione a bordo, 100 € per rifornire l’ossigeno. Ogni contributo accorcia la distanza fra chi scappa e un soccorso tempestivo. DONA ORA

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8 Giu

Marocco: l’importanza dela lingua berbera nell’istruzione​

Marocco: l’importanza dela lingua berbera nell’istruzione – Il piano statale per diffondere l’amazigh nelle scuole accompagna il riconoscimento Mentre cresce il numero di studenti che imparano l’amazigh, nome ufficiale della lingua della popolazione berbera, il Marocco consolida un percorso iniziato oltre vent’anni fa per riconoscere pienamente l’idioma come parte integrante dell’identità nazionale. Oggi, il 40% delle scuole pubbliche insegna l’amazigh, con oltre 650.000 studenti coinvolti e quasi 2.000 docenti formati.   Il Ministero dell’Istruzione punta a formarne 3.000 entro i prossimi anni, con l’obiettivo di estendere l’insegnamento a tutte le scuole del Paese. Un impegno con solide basi L’aumento degli insegnanti dedicati – da 200 nel 2021 a 1.850 nel 2024 – è il risultato di un impegno istituzionale che ha solide basi giuridiche. L’articolo 5 della Costituzione del 2011 riconosce infatti l’amazigh come lingua ufficiale dello Stato, definendolo “patrimonio comune di tutti i marocchini senza eccezione”.    Una scelta che riflette non solo una visione culturale, ma anche un’esigenza sociale: nelle comunità berbere, parlare la propria lingua a scuola significa avere accesso a un’educazione più equa e a servizi di base realmente comprensibili. E l’importanza non si limita alla lingua L’importanza della lingua si riflette anche sul piano sanitario. In molte aree interne del Paese, dove la carenza di strutture e informazioni mediche penalizza in particolare le donne, l’uso dell’amazigh può fare la differenza nella comprensione dei messaggi di prevenzione.    È da questa consapevolezza che prese forma l’impegno di Pobic, con un progetto rivolto specificamente alle donne berbere.    Le attività hanno incluso incontri di sensibilizzazione sulla salute femminile, educazione alla prevenzione di malattie trasmissibili e croniche, promozione dell’accesso ai controlli di base e all’assistenza prenatale.    Intervenire in questi contesti non è solo una questione sanitaria: significa rafforzare il ruolo delle donne nella comunità e contribuire, attraverso l’ascolto e la lingua, a un cambiamento strutturale e duraturo. Scopri come aiutare Pobic nella sua missione.

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19 Mag

Uganda e la lunga ombra dell’ebola: cosa rende difficile debellarla?

Uganda e la lunga ombra dell’ebola: cosa rende difficile debellarla? Nel cuore dell’Africa orientale, il virus continua a essere una minaccia latente. Nonostante i successi nel contenimento, restano forti le fragilità strutturali e sanitarie del Paese.   A fine aprile 2025, il Ministero della Salute ugandese ha annunciato la fine dell’ultimo focolaio di ebola. Un traguardo raggiunto dopo 42 giorni senza nuovi contagi, certificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma dietro l’ottimismo, permane una realtà complessa: quella di un Paese costretto a convivere con un nemico invisibile, che si ripresenta ciclicamente, con modalità sempre imprevedibili. Cronaca recente dell’ebola in Uganda L’epidemia più recente, esplosa a Kampala – metropoli da quattro milioni di abitanti e snodo nevralgico per l’Africa orientale – ha coinvolto 14 persone: 12 confermate, 2 probabili. Quattro sono morte, dieci sono guarite. Il paziente zero è stato un infermiere, deceduto poco dopo aver contratto la malattia, come riporta il sito di Al Jazeera. Il ceppo responsabile è il Sudan virus, per cui non esiste ancora un vaccino approvato. In assenza di terapie consolidate, i protocolli si affidano a isolamento, tracciamento e sorveglianza territoriale. Quanti morti? Quella del 2025 è stata la nona epidemia nel Paese dal 2000. La vicinanza con la Repubblica Democratica del Congo – dove tra il 2018 e il 2020 si è registrato un focolaio con oltre 2.200 morti – aumenta l’esposizione al rischio. Le foreste tropicali al confine ospitano specie animali considerate serbatoi naturali del virus. Ma sono le condizioni socio-sanitarie a rendere l’ebola endemica: carenze igieniche, ospedali con strumentazioni minime e una profonda diffidenza verso le campagne vaccinali ostacolano ogni sforzo strutturale. Quali risposte per contrastare l’ebola in Uganda? In risposta, nel Paese sono in corso test clinici per un vaccino specifico contro il Sudan virus, presso il Mulago National Referral Hospital di Kampala. Le autorità sanitarie contano sull’esperienza maturata in oltre vent’anni di epidemie per contenere i focolai. Purtroppo, secondo gli esperti, senza un potenziamento duraturo della rete ospedaliera nelle aree rurali e un cambiamento culturale nella percezione delle malattie infettive, il rischio di nuovi contagi resta elevato. Il contributo fondamentale di Pobic È proprio in queste aree dimenticate che si inseriscono interventi paralleli, tra sanità, cooperazione e diritti umani. Un esempio concreto è quello che noi di Pobic portiamo avanti da anni nella regione occidentale del Rwenzori. Già nel 2016 aveva avviato il programma Pobic for Women, in collaborazione con Rena-Foundation, per assistere donne in gravidanza prive di accesso a cure sicure. Il 2024 ha segnato un’evoluzione significativa: la missione Open Heart Uganda ha permesso a tre bambini con gravi cardiopatie di essere trasferiti in Italia per ricevere cure salvavita. Sono i primi di 59 minori sottoposti a screening. Un ponte umanitario tra due mondi, reso possibile non solo dalla solidarietà, ma da una visione focalizzata su fragilità sistemiche che l’ebola, puntualmente, continua a rivelare. Scopri come aiutare Pobic nella sua missione in Uganda.

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5 Mag

Emergency Transport: perché un’ambulanza Pobic può fare la differenza nella crisi degli sfollati ucraini

Emergency Transport: perché un’ambulanza Pobic può fare la differenza nella crisi degli sfollati ucraini Da tre anni l’Ucraina vive un pendolarismo forzato: quasi 5 milioni di persone si spostano all’interno del Paese per sfuggire ai bombardamenti, salvo poi tentare di rientrare a casa quando la linea del fronte arretra. A questi si sommano 6,36 milioni di rifugiati registrati in Europa — dei quali 4,3 milioni sotto protezione temporanea nell’UE — che gravano su sistemi di accoglienza ormai saturi in Polonia e Germania. Il pendolarismo degli sfollati interni Secondo la IOM, il 37 % degli sfollati dichiara di aver cambiato provincia più di una volta nell’ultimo anno; molti oscillano fra le regioni occidentali, ritenute più sicure, e le province d’origine per controllare le abitazioni o lavorare. L’instabilità logistica rende indispensabili mezzi di soccorso mobili capaci di raggiungere comunità che cambiano volto da un mese all’altro. Lacune di finanziamento Il piano umanitario ONU per il 2025 chiede 2,6 miliardi di dollari, ma a oggi copre solo il 20 % delle necessità: i tagli USA hanno fatto crollare i fondi dell’83 % rispetto al 2024. Di conseguenza l’obiettivo di persone assistite è sceso da 6 a 4,8 milioni, lasciando fuori milioni di sfollati in aree di difficile accesso La fatica dell’accoglienza in Europa Polonia: quasi 1 milione di PESEL‑UKR ancora attivi, con alloggi di emergenza che iniziano a chiudere per mancanza di fondi. Germania: 1,25 milioni di rifugiati ucraini — 29 % minori — mettono sotto pressione scuole e servizi sanitari locali. Mentre le reti di protezione sociale si sfilacciano, cresce la richiesta di trasferimenti sanitari da frontiera a frontiera e verso gli hub ospedalieri più capaci. Il contributo fondamentale di Pobic Attraverso il programma Emergency Transport, Pobic recupera ambulanze dismesse in Italia, le ricondiziona e le invia cariche di forniture mediche.   Caso emblematico — Nemirov, 2023 Quando un frammento di missile ha distrutto l’unico mezzo di soccorso della cittadina, Pobic ha consegnato una nuova ambulanza, guidata fino al Donbass dal presidente di Pobic‑Ucraina, Mikola Segeda. Insieme al veicolo hanno viaggiato kit di medicazione, antibiotici, coperte e abiti caldi assemblati dai volontari in Lombardia. leggi qui l’articolo per conoscere meglio la storia. Ogni convoglio di Pobic parte con: Farmaci a uso chirurgico e d’urgenza (analgesici, antibiotici, soluzione fisiologica). Kit di primo soccorso per evacuazioni rapide di civili feriti. Coperte termiche e abbigliamento invernale destinati a chi abita in rifugi improvvisati o seminterrati senza riscaldamento. Vestiti, cibo a lunga conservazione e giochi per i più piccoli. I nostri obiettivi per il 2025 Ampliare la flotta: l’obiettivo minimo è donare altre tre ambulanze alle municipalità di Kharkiv, Zaporizhzhia e Mykolaïv, dove i mezzi vengono colpiti più spesso. Formare personale locale: moduli di 48 ore su triage ed emergenza a bordo per infermieri ucraini. Sostegno a distanza: continuare il programma avviato nel 2010 all’orfanotrofio di Nemirov, garantendo forniture mensili di vestiti e giochi educativi. Perché ogni ambulanza conta adesso Risponde al pendolarismo: un mezzo attrezzato può seguire gli sfollati nei loro movimenti, offrendo cure dove gli ospedali non sono più raggiungibili. Colma i buchi di bilancio: mentre i fondi ONU si riducono, un’ambulanza completa di forniture vale in media 85 000 €, coprendo un gap che le agenzie internazionali non riescono più a finanziare. Solleva i paesi d’accoglienza: ridurre i traumi non curati alla frontiera significa meno ospedalizzazioni costose a Berlino o Varsavia. EMERGENCY TRANSPORT La nostra forza è far viaggiare la speranza su quattro ruote. Dona un “pezzettino” di ambulanza: insieme possiamo mettere in strada il prossimo mezzo prima dell’inverno 2025. Sul sito Pobic è attiva una campagna dedicata; bastano 25 € per assicurare un kit di medicazione a bordo, 100 € per rifornire l’ossigeno. Ogni contributo accorcia la distanza fra chi scappa e un soccorso tempestivo. DONA ORA

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1 Mag

Open Heart Nigeria: La storia di Destiny e la sua rinascita

Open Heart Nigeria: La storia di Destiny e la sua rinascita Una bambina, un cuore fragile, un filo sottile di speranza. Destiny è una bambina nigeriana nata il 7 dicembre 2020 nello Stato di Bayelsa. Un nome che, fin dal principio, sembrava già raccontare una storia più grande di lei. Una storia di fragilità, coraggio e rinascita. Dalla Nigeria all’Italia, il viaggio che cambia la vita. L’abbiamo incontrata nel 2023, durante una delle missioni del progetto Open Heart, nei giorni in cui le strade della Nigeria e dell’Italia si intrecciano per salvare vite piccole ma preziose. Quell’anno per Pobic è stato speciale: abbiamo stretto legami istituzionali fondamentali con il governatore dello Stato di Bayelsa, Douye Diri, e rafforzato la collaborazione con due ospedali chiave — il Federal Medical Centre di Yenagoa e il Niger Delta University Teaching Hospital di Okolobiri. È in questo contesto, durante una sessione di screening in collaborazione con l’Ospedale Giannina Gaslini di Genova, che Destiny è apparsa nella nostra traiettoria. Il suo cuore malato faticava a sostenere il suo respiro. Ogni battito era una richiesta d’aiuto. Un nuovo destino, una nuova partenza. Il 23 settembre 2023 Destiny è arrivata in Italia. Era fragile, sospesa. La sua vita sembrava appesa a un filo. Ma quel filo ha resistito. Il 6 ottobre è stata operata. Pochi giorni dopo, il 26 ottobre, è stata dimessa. Respirava da sola. Sorrideva. Era viva, nel pieno senso del termine. Oggi Destiny è tornata a casa, in Nigeria. E noi siamo qui, con negli occhi la luce di quel momento in cui il destino ha cambiato direzione. Il progetto Open Heart è anche questo: costruire legami oltre i confini, creare possibilità dove sembravano non esserci, dare un futuro dove il presente è incerto. E quando una bambina che si chiama Destiny torna a respirare, è impossibile non sentire che tutto ha un senso.   Perché ogni vita salvata è un destino riscritto. E ogni destino riscritto è un nuovo inizio. GRAZIE AL TUO SOSTEGNO SALVIAMO LA VITA A DECINE DI BAMBINI OGNI ANNO. AIUTACI A FARE SEMPRE DI PIÚ. Paesi 0 Bambini operati 0 Bambini visitati 0 +

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26 Apr

Ghana: il primo passo della missione Pobic per combattere la malattia reumatica cardiaca

Ghana: il primo passo della missione Pobic per combattere la malattia reumatica cardiaca Missione in Ghana: un incontro strategico per la salute pubblica Tra il 21 e il 23 marzo 2025, una delegazione di Pobic ha mosso i primi passi ufficiali in Ghana. Il presidente Paolo Novellini e Festus Adedayo si sono recati nella capitale Accra per una serie di incontri istituzionali strategici, gettando le basi per una nuova collaborazione nell’ambito della prevenzione delle malattie reumatiche cardiache. La missione ha visto Pobic confrontarsi direttamente con i rappresentanti del Ministero della Salute del Ghana e con il team medico del National Cardiothoracic Centre, il principale ospedale cardiologico del paese. Un incontro particolarmente significativo è stato quello con il direttore della cardiochirurgia, il Dr. (Med) Kow Entsua-Mensah, figura di riferimento nella sanità ghanese. Soccorso umanitario: una risposta concreta alle esigenze locali Durante le giornate di lavoro, si è parlato a lungo della situazione della cardiochirurgia nel paese, ma soprattutto della necessità di costruire un’azione condivisa per fronteggiare un problema spesso sottovalutato: la malattia reumatica cardiaca, che in Ghana colpisce in modo particolare i bambini tra i 3 e i 14 anni. La richiesta principale rivolta a Pobic è stata chiara: aiutare a elaborare un protocollo di screening per misurare la prevalenza della malattia reumatica cardiaca nella popolazione pediatrica. Un passo fondamentale non solo per comprendere l’impatto reale della patologia a livello nazionale, ma anche per permettere al Ghana di condividere dati e strategie con gli altri paesi del continente africano, in un’ottica di cooperazione sanitaria più ampia. Malattie reumatiche in Africa: un problema diffuso e trascurato La raccolta di questi dati, infatti, avrà un doppio valore: da un lato, fornirà alle autorità ghanesi uno strumento concreto per pianificare interventi di prevenzione e trattamento; dall’altro, consentirà al Ghana di inserirsi pienamente nelle iniziative internazionali volte a debellare la febbre reumatica nell’Africa subsahariana. La missione di marzo rappresenta dunque solo il primo passo. Ma è già chiaro che il soccorso umanitario che Pobic porterà avanti in Ghana non si limiterà a interventi occasionali: si muoverà su basi scientifiche solide, con l’obiettivo di costruire progetti di prevenzione, diagnosi precoce e sostegno a lungo termine. GRAZIE AL TUO SOSTEGNO SALVIAMO LA VITA A DECINE DI BAMBINI OGNI ANNO. AIUTACI A FARE SEMPRE DI PIÚ. Paesi 0 Bambini operati 0 Bambini visitati 0 +

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